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I tempi in cui viviamo ci pongono di fronte a un grande conflitto: da una parte sviluppo economico, lavoro e progresso, dall'altra decrescita, ambiente e natura. L'etica pubblica rimane incerta sulla via da intraprendere e incerti sono i limiti da fissare al benessere individuale e alle diseguaglianze. Le città incarnano questo conflitto, strette tra progresso e natura, sedotte dall'illusione di separare il destino del genere umano da quello del pianeta che lo nutre. Per questo proprio le città possono e debbono essere all'origine di una rivoluzione culturale che ci conduca a una relazione equilibrata con la natura e a un'assunzione di responsabilità orizzontali (tra i territori)e verticali (tra le generazioni).